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Lezioni sulla Pasqua nel deserto

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 29 marzo 2024

Originariamente pubblicato sul numero del 25 marzo 2024 del Christian Science Sentinel


Camminando nel deserto, ho avuto modo di considerare la Pasqua e la resurrezione sotto una nuova prospettiva.

Un modo di considerare la Pasqua e la risurrezione di Gesù è in base ai concetti di perdita e guadagno. La crocifissione di Gesù rappresentò una terribile perdita per i suoi discepoli e per gli altri seguaci, ma la sua successiva resurrezione e ascensione portarono i discepoli una nuova comprensione del Cristo. Tale comprensione li spinse a smettere di dipendere da una persona e a percepire la verità dell'essere, il vero senso della vita spirituale ed eterna che non è mai determinata dalla carne. 

I discepoli acquisirono una maggiore capacità di vincere ogni tipo di problema, come dimostrano le loro opere di guarigione riportate nel libro biblico «Atti degli Apostoli». La fede materiale in Gesù considerato il liberatore aveva lasciato il posto alla comprensione del fatto che il liberatore eterno, Cristo, è sempre presente per redimere e guarire.

Nella Scienza Cristiana, il Cristo è inteso come l'idea spirituale di Dio che fu rappresentata da Gesù. Mi piace molto il modo in cui la scopritrice e fondatrice della Scienza Cristiana, Mary Baker Eddy, definisce la resurrezione nel libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: «Spiritualizzazione del pensiero; una nuova e più elevata idea dell'immortalità, o esistenza spirituale; credenza materiale che cede alla comprensione spirituale» (pag. 593).

Per me questa definizione spiega la resurrezione come un'esperienza interiore. Non è legata a un luogo, a un tempo o a una persona. Partendo da questa definizione, tutti possiamo vivere un tipo di resurrezione - ovvero la spiritualizzazione del pensiero - e vederne l'effetto guaritore nella nostra vita. 

Cristo Gesù insegnò che la vita è immortale. Egli mostrò che quando le credenze materiali cedono alla comprensione spirituale, ne conseguono effetti rigeneranti e liberatorii. Uno di questi è la libertà dai disturbi fisici e il dominio su di essi.

Questo è possibile (almeno in una certa misura) anche per noi oggi? Vi rispondo raccontandovi un'esperienza. Lo scorso autunno partecipai a un trekking nel deserto del Sahara marocchino. Dieci tedeschi (me compresa), dieci nomadi, dieci cammelli, dieci giorni. Niente cellulari, niente bagni, niente tende ( dormivamo su delle stuoie sulla sabbia sotto le stelle). Tramonti da favola, falò, tempeste di sabbia. Circa 35 gradi di giorno, 8 gradi  di notte. Circa sei ore di cammino ogni giorno. 

Non è stata una vacanza di lusso, ma mi è piaciuta molto. La parola che meglio descrive ciò che ho provato è: libertà!

Un giorno, però, il mio sistema gastrointestinale andò completamente in tilt. Quattro membri del gruppo stavano comunque per lasciare il deserto e io sarei potuta ripartire con loro. Non sapevo bene cosa fare. Volevo tanto restare, ma sarebbe stato saggio? Mi sentivo sola e non era facile contattare qualcuno che potesse pregare per me. La paura e il dubbio incombevano. Mi trovavo in una situazione fisica estrema, ma lo stato mentale era ancora peggiore. Ero molto triste. Come poteva andare perduta la meravigliosa libertà di cui avevo goduto negli ultimi giorni? 

Poi mi resi conto che sentire la saggezza e trovare le soluzioni non dipendeva dalla potenza del segnale del cellulare, dalla presenza di un'altra persona o da un cambiamento di luogo.

Mi sedetti sotto un cespuglio per stare con Dio e pregare. La mia preghiera era semplice e genuina. Rimasi in silenzio. Il mio cuore e i miei desideri erano diretti a Dio. Sentivo che la paura si dissolveva passo dopo passo, fino a sparire del tutto. Provavo non solo un senso di libertà, ma anche di sovranità. Capii meglio che un problema del corpo non poteva impedirmi di vivere nella libertà. Il senso di dominio che provavo non aveva nulla a che fare con il potere umano, ma con una comprensione spirituale più elevata. Per me fu una sorta di resurrezione, un risveglio alla verità dell'essere, ai fatti spirituali che mi riguardano in quanto immagine e somiglianza di Dio, come il fatto che la salute e la sicurezza appartengono perennemente a tutti, me compresa.

A quel punto ero di nuovo completamente in salute. Ma molto più importante per me fu il senso di libertà più intenso che avevo acquisito e che mi accompagna da allora. Una volta tornata a casa con questa nuova padronanza del mio bagaglio mentale, fui in grado di risolvere i problemi che mi opprimevano, e che opprimevano anche altre persone da prima del mio viaggio. 

Così, sebbene all'inizio sembrasse che avrei potuto perdere qualcosa di molto prezioso a causa del malessere, successe qualcosa di completamente diverso. Ebbi un'intuizione grazie alla quale riuscii a capire meglio il mio dominio innato, a guarire e a dimostrare ogni giorno in modo più completo la salute e la gioia che Dio mi ha donato.

Scienza e Salute afferma: «I discepoli, attraverso tutte le esperienze fatte, divennero più spirituali e compresero meglio ciò che il Maestro aveva loro insegnato. La sua risurrezione fu anche la loro risurrezione. Li aiutò ad elevare se stessi e gli altri dal torpore spirituale e dalla credenza cieca in Dio fino alla percezione di possibilità infinite. Essi avevano bisogno di questo risveglio, perché presto il loro caro Maestro si sarebbe elevato nuovamente nella sfera spirituale della realtà e sarebbe asceso molto al di sopra della loro percezione» (pag. 34).

Cosa può significare questo per noi oggi? Se il Cristianesimo si basasse solo sulle gesta di una persona che è stata qui in un certo momento, sarebbe il culto di quella persona. Sarebbe limitato. Ma con la sua risurrezione e ascensione, Gesù ha dimostrato che il concetto di limite può essere superato. Ciò fornisce una comprensione che porta a qualcosa di molto più grande dell'adorazione di una persona o della commemorazione di un evento storico. I discepoli di Gesù furono toccati, trasformati e resi più forti da questa comprensione, e così possiamo esserlo anche noi oggi.

Considerare gli insegnamenti, le azioni e la risurrezione di Gesù come basati sul Principio divino universale di tutto l'essere, mi dà speranza: la speranza che ogni persona possa essere spinta a far sì che la convinzione che l'esistenza sia materiale ceda alla comprensione della vita come spirituale ed eterna. In questo modo, ognuno di noi può contribuire a rendere il mondo un posto migliore.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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