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Usare i propri talenti spirituali

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 25 settembre 2020

Originariamente pubblicato sul numero di giugno 2020 deThe Christian Science Journal


Grazie a una guarigione sono arrivata ad una comprensione nuova e inaspettata della profonda rilevanza e grande importanza nella nostra vita della parabola dei talenti raccontata da Cristo Gesù e di quello che essa significa per la crescita e il progresso spirituali.

In questa parabola (vedi Matteo 25:14-30) un uomo consegna dei talenti ai suoi servi: cinque a uno, due a un altro e un solo talento a un terzo servo. L’uomo parte quindi per un viaggio verso un paese lontano. Al suo ritorno verifica l’uso che i servi hanno fatto dei rispettivi talenti durante la sua assenza.

Il servo che aveva ricevuto i cinque talenti, aveva raddoppiato il valore di ciò che gli era stato dato guadagnando altri cinque talenti. Il suo padrone commenta dicendo: «Va bene, buono e fedel servitore; sei stato fedele in poca cosa, ti costituirò sopra molte cose; entra nella gioia del tuo Signore».

Similmente, colui che aveva ricevuto due talenti li aveva fatti fruttare durante l’assenza del suo padrone, guadagnandone altri due. Anche lui viene elogiato. Siccome è stato fedele in poca cosa, anche a lui viene promesso che sarà costituito sopra molte cose e che entrerà nella gioia del suo Signore.

Al contrario, al servo cui era stato dato un solo talento e che lo aveva seppellito nel terreno invece di farlo fruttare, il padrone toglie quell’unico talento donandolo al servitore che ne aveva dieci.

A un certo punto mi sono trovata a dover affrontare affrontare una circostanza molto difficile che mi ha spinto a riflettere maggiormente su quella parabola. Un passo di progresso importante e significativo che era stato compiuto attraverso la preghiera era stato improvvisamente annullato. All'inizio ero devastata e quasi paralizzata dalla paura e da una sensazione di inevitabilità. Le circostanze presentavano la questione come già chiusa e indicavano che era troppo tardi per recuperare ciò che apparentemente era andato perduto. Tuttavia, trovai il coraggio di affrontare questa situazione con la preghiera. Mi resi conto che era una chiara imposizione del pensiero della mente mortale, ove per mente mortale si intende la presunta intelligenza e attività del male, la credenza della vita e dell'intelligenza nella materia, di un potere e di una presenza separati da Dio, il bene, che sembrerebbe operare in opposizione allo scopo di Dio per il bene, per il progresso e per la crescita di tutti i Suoi figli.

Pregai per due giorni consecutivi, anche durante la notte quando, di tanto in tanto, mi svegliavo, per capire e affermare che solo la volontà di Dio si poteva svolgere e per rimproverare con decisione la suggestione che la mente mortale potesse darmi qualsiasi cosa o derubarmi di qualsiasi cosa di ciò che Dio aveva dato e ordinato. Non stavo cercando di usare la volontà umana per cambiare le circostanze, ma di riconoscere il potere e la bontà suprema di Dio, che aveva ordinato tutto il bene, potere e bontà che non potevano essere annullati da una presunta presenza e potere separato da Dio, l'unica Mente divina. Pregando in questo modo, trovai nuove idee e ispirazioni, e con esse un maggiore coraggio e la certezza del governo e del controllo di Dio, nonostante le circostanze mostrassero il contrario.

Ciò che ne risultò fu non solo il recupero del passo di progresso che era stato fatto in precedenza, su una base più forte e più solida, ma con mia grande sorpresa e gioia, effettuai immediatamente e senza alcuno sforzo due ulteriori passi importanti. Ero stupefatta! Prendere posizione, partendo dalle verità spirituali che conoscevo e aprire il mio pensiero a nuove verità, aveva completamente sconfitto il problema di regresso. E non solo: aveva aperto la strada a ulteriori meravigliosi progressi.

Mi sono resa conto che questa guarigione può rappresentare una conferma e una spiegazione della parabola dei talenti. Ogni problema che ci troviamo ad affrontare nella vita potrebbe essere considerato come un'opportunità – o forse persino un’esigenza – di sfruttare, utilizzare e sviluppare i talenti che Dio ci ha già dato.

In epoca biblica, un talento era un peso d'argento o d'oro che valeva una notevole quantità di denaro. Oggi il termine «talento» si riferisce invece a un dono o abilità particolare che si ha. È interessante notare che la Bibbia paragona l'argento (di cui erano fatte alcune monete ai tempi biblici) alla saggezza, la saggezza e la conoscenza di Dio (vedere, ad esempio, Proverbi 2:1–6 e Salmi 12:6).

Non si potrebbe forse dire che questa saggezza e conoscenza che acquisiamo attraverso lo studio della Bibbia e della Scienza Cristiana – lo studio della bontà e della totalità di Dio, del Suo grande amore per noi, della nostra identità come Suo riflesso spirituale e della nostra capacità, per riflesso, di esprimere la Sua bontà e potenza nella nostra vita per portare guarigione alle condizioni avverse – sono i «talenti» che Dio ci dà? Talenti che valgono più di tanto argento? Talenti che dobbiamo usare e sviluppare, anche in circostanze apparentemente avverse, approfondendo così la nostra conoscenza di Dio e migliorando la nostra capacità di dimostrare questa conoscenza con la guarigione?

Ogni problema che si presenta potrebbe essere considerato come un’opportunità per utilizzare e sviluppare i talenti che Dio ci ha già dato.

Nel libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy intende il termine talenti proprio in questo modo, paragonandoli alla saggezza che viene da Dio. Dichiara: «Dio non è separato dalla saggezza che Egli conferisce. Dobbiamo mettere a profitto i talenti che Egli ci dà» (pag. 6). Altrove, nello stesso libro, l’autrice definisce la guarigione spirituale un «talento» (vedi pagg. 366–367).

Sotto questa luce, la parabola assume un significato e fornisce delle linee guida profondamente rilevanti per la nostra vita odierna, per la nostra crescita e per il nostro progresso spirituali. Quando utilizziamo i talenti spirituali, li «mettiamo a profitto» con una maggiore comprensione e dimostrazione spirituali. Scienza e Salute insegna a questo proposito: «Per comprendere di più, dobbiamo mettere in pratica ciò che già sappiamo. Dobbiamo ricordare che la Verità è dimostrabile solo quando è compresa, e che il bene non è compreso finché non è dimostrato. Se “fedeli in poca cosa”, saremo costituiti sopra molte cose; ma il talento non utilizzato si deteriora e va perduto» (pag. 323).

Il padrone della parabola potrebbe essere inteso come Cristo. I discepoli e gli apostoli di Cristo Gesù nel Nuovo Testamento si descrivono come «servi» di Cristo (ad esempio, Romani 1:1; Giacomo 1:1; II Pietro 1:1). La parola greca per «servo» è doulos, e significa «schiavo» (Concordanze bibliche Strong's Exhaustive). Essere uno «schiavo» di Cristo può significare servire l'idea di Cristo e la conoscenza di Cristo nei nostri pensieri e nella nostra vita senza altre alleanze, attraverso la comprensione che la Scienza Cristiana ci dà; può significare accettare e servire solo l'onnipotenza di Dio, la Sua bontà e il Suo amore, che Gesù visse, dimostrò e insegnò così nitidamente. Come afferma Scienza e Salute: «Accettiamo la Scienza, abbandoniamo tutte le teorie basate sulla testimonianza del senso, rinunciamo ai modelli imperfetti e agl’ideali illusori; e si abbia in tal modo un unico Dio, un’unica Mente e che questo Dio sia perfetto e produca i Suoi propri modelli di perfezione» (pag. 249).

Nella parabola di Gesù, il padrone lascia i suoi servi per un po’ per recarsi in un paese lontano e al ritorno vuole vedere come sono stati usati i talenti che ha dato loro. Potrebbe questo simboleggiare le volte in cui ci sembra di percepire che Dio e il Suo Cristo siano assenti dalla nostra vita? Quando la paura, lo scoraggiamento e il male sembrano predominare? Ma proprio questi sono i momenti in cui mettere a frutto i talenti che Dio ci ha già donato e l'insegnamento e l'ispirazione spirituali che ci restituiranno la certezza e la conseguente dimostrazione che l'uomo (ciascuno di noi compreso) non è mai separato da Dio, mai per un istante si trova in un luogo dove la bontà e l'amore di Dio non sono supremi nella nostra vita.

Anche nel mezzo del dubbio e dello scoraggiamento, in circostanze che appaiono sfavorevoli, non dobbiamo avere altri «padroni». Ci sono molti altri presunti «padroni» che potrebbero tentare di attirare la nostra attenzione, come lo scoraggiamento, la paura, l'insicurezza e la falsa suggestione che il male sia più potente del bene e possa dominarlo. Ma proprio questo è il momento per essere fedeli e leali alla nostra più alta comprensione di Dio e del Suo Cristo, che viene raggiunta tramite la Scienza Cristiana; è il momento di attingere all'ispirazione e alla comprensione spirituali che abbiamo già fatte nostre, piuttosto che seppellire questi talenti nel terreno, terreno che forse simboleggia la gravitazione terrena di delusione, paura, dubbio e scoraggiamento.

Cedere a tali tendenze terrene potrebbe far sì che i talenti che abbiamo vengano nascosti o persi. Ma d'altra parte, usando anche un solo talento spirituale, anche semplici verità che abbiamo fatto nostre – mettendo in pratica le idee spirituali, l'amore di Dio che è sempre con noi – porterà guarigione e una maggiore capacità di provare e dimostrare la Verità divina. Mary Baker Eddy insegna: «Un pericolo affligge il tuo cammino? – invertendolo, ti attende una promessa spirituale» (Message to The Mother Church for 1902, pag. 19).

Quando apriamo il pensiero per ricevere più dei nostri talenti dati da Dio, tra cui una comprensione più profonda e una fede accresciuta, siamo «costituiti» sopra molte cose, sulle false percezioni di una mente e di un potere separati da Dio, ed entriamo nella gioia del nostro Signore! Riceviamo la ricompensa che deriva sempre dalla fedeltà: maggiore capacità di dimostrare e comprendere la bontà e l'amore di Dio. Il progresso spirituale e felicità, salute e successo più radicati derivano dal servire esclusivamente Dio e il Suo Cristo, in particolare nei momenti di prova.

Mary Baker Eddy afferma: «I buoni non possono perdere il loro Dio, il loro aiuto nei momenti di difficoltà… La migliore lezione della loro vita si ottiene incrociando le spade contro la tentazione, la paura e gli assalti del male; così hanno provato la loro forza e l'hanno dimostrata; così hanno trovato la loro forza resa perfetta nella debolezza, e la loro paura si è autoimmolata» (Miscellaneous Writings 1883–1896, pag. 10).

Non perdiamo i nostri talenti nei momenti difficili, ma lasciamo invece che le circostanze avverse ci spingano a salire a un livello più alto di comprensione e dimostrazione spirituali, stabilendoci più saldamente nella Verità e facendo emergere lo scopo del bene di Dio per tutti noi.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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