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Una visione degli altri che guarisce

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 18 ottobre 2019

Originariamente pubblicato sul numero del 28 febbraio 2019 del Christian Science Sentinel


Hai mai pensato che considerare qualcuno in modo diverso può guarire? Che vedere una persona sotto una nuova luce può portare guarigione a te, ad una situazione, ad una relazione, o persino a quella persona?

Un giorno stavo parlando con una practitioner della Scienza Cristiana di un problema che avevo con una persona (i practitioner della Scienza Cristiana sono persone che si dedicano a tempo pieno a pregare per gli altri). Le dissi: “Non importa ciò che io pensi o faccia – si comporterà sempre allo stesso modo”. Allora la practitioner mi suggerì un modo migliore di considerare la situazione. Mi disse che dovevo cominciare a vedere quella persona dal punto di vista spirituale – come creata dallo Spirito, Dio, che creò ogni cosa “molto buona” (Genesi 1:31). Mi resi conto che avevo accettato un’immagine limitata e materiale di quella persona, considerandola egoista e poco collaborativa. Vedere gli altri sotto questa prospettiva vuol dire considerarli separati da Dio e privi del bene, mentre una prospettiva spirituale li fa percepire creati da Dio, persone che esprimono solo le qualità di Dio, tra cui onestà, giustizia, integrità, compassione e tutto ciò che è spiritualmente buono e puro. Compresi che se volevo capire meglio questa realtà spirituale, quello che dovevo cambiare era il mio punto di vista.

La scopritrice della Scienza Cristiana, Mary Baker Eddy, spiega che era questa visione spirituale dell'uomo che metteva Gesù in grado di guarire il prossimo. Essa scrive in Scienza e Salute con Chiave delle Scritture: “Gesù vedeva nella Scienza l'uomo perfetto, che a lui appariva proprio dove i mortali vedono l'uomo mortale peccatore. In quest’uomo perfetto il Salvatore vedeva la somiglianza stessa di Dio, e questa visione corretta dell'uomo guariva i malati” (pagg. 476-477).

Nello stesso testo si legge su Gesù: “Egli non conosceva che una sola Mente e non ne rivendicava alcun’altra” (pag. 315). Ciò che Gesù sapeva era quello che gli era stato rivelato dalla Mente divina. Egli vide ciò che Dio vedeva. Egli non vedeva l’uomo come un mortale materiale, malato o peccatore, ma come l’idea perfetta di Dio, e questa prospettiva appariva sotto forma di guarigione ovunque ci fosse un pensiero ricettivo.

Quando partiamo da una prospettiva di uomo imperfetto e materiale, spesso troviamo diverbi, dispute e colpe. Ma quando partiamo da una prospettiva che vede noi stessi e gli altri come Dio ci ha creati — ovvero spirituali e perfetti — stiamo partendo dalla giusta prospettiva della creazione, e questo porta guarigione.

Questa persona non mi offese più.

Alcuni anni fa divenni più consapevole di quello che pensavo della gente e sentii il desiderio di considerare anche gli altri secondo questa prospettiva spirituale. Mi posi la seguente domanda che si trova in Scienza e Salute: “I pensieri sono divini o umani?” (pag. 462). All'inizio desiderai non dar voce a un pensiero che non fosse divino. Poi, più tardi, cominciai a desiderare che quei pensieri non mi venissero nemmeno in mente.

Però cominciai a liberarmi da questi pensieri “non divini” quando fui in grado comprendere che non erano veramente miei pensieri, ma un punto di vista impersonale e scorretto suggerito da quella che San Paolo definisce: “la mente carnale” (Romani 8:7, versione King James). Implicitamente la Bibbia intende che tutti i pensieri provengono da Dio, la sola e unica Mente, e che questi pensieri sono buoni (vedi per esempio Geremia 29:11). Mi fu allora più chiaro che i pensieri che non provengono dalla Mente divina di fatto non sono veri, ma sono solo il risultato della credenza nell'esistenza di una Mente separata da Dio. Quale sollievo e quale gioia è realizzare che i pensieri non amorevoli che ci vengono in mente non sono affatto veri, e che non è mai necessario accettarli! Non è necessario dare loro credito e possiamo invece respingerli in quanto illegittimi — e a quel punto svaniscono.

Ricordo una delle prime volte in cui capii che non dovevo persistere con una visione non corretta dell'uomo. Un giovane che conoscevo sembrava essere uno sbruffone oltre ad apparire alquanto presuntuoso. Avevo cercato di mantenere la visione corretta e spirituale dell’uomo, quando un giorno, pensando a questa persona, mi venne in mente il pensiero: “È fatto così”. Ma subito pensai: “No, non è fatto così. Questa non è la visione corretta dell’uomo”. Fu un sollievo riconoscere di non dover accettare questa falsa prospettiva! Non solo questa persona non mi offese più, ma anche non percepii più nessuna presunzione da parte sua e sentii solo affetto e apprezzamento per le molte buone qualità che gli vedevo esprimere. Alcuni anni più tardi mi resi conto che parecchie volte era sembrato deviare dal suo percorso per farmi delle gentilezze.

In un’altra occasione, alcune persone si rifiutavano di parlarmi perché erano arrabbiate per qualcosa che avevo fatto e con cui non erano d’accordo. La situazione mi intristiva molto, soprattutto perché ero regolarmente in contatto con loro. Dopo i miei inutili tentativi iniziali di parlare con loro, pensai di riconoscere la corretta visione spirituale di uomo — di vedere queste persone come le vedeva Dio, indipendentemente da come si comportavano. Quando dovevo interagire con loro, parlavo con gentilezza anche se non ricevevo risposta.

Tutti abbiamo la capacità di vedere la “corretta visione dell’uomo” che vedeva Gesù.

Questa situazione si protrasse per qualche mese. Non ricordo esattamente quanto durò, ma ricordo quando finì. Una mattina stavo guardando fuori dalla finestra e vidi mio figlio adolescente che cercava di mettere in moto il tagliaerba — un aggeggio frustrante che anche suo padre faceva fatica ad avviare. Quando vidi come lavorava pazientemente per farlo partire, provai una tale tenerezza per lui che sentii affetto non solo per lui, ma anche per tutte le persone della mia vita, incluse quelle che non mi parlavano. Percepii profondamente l’amore onnicomprensivo di Dio che abbracciava tutti. Questo amore mi liberò istantaneamente e completamente dalla falsa visione dell’uomo su cui avevo indugiato, e proprio in quel momento sentii che il rapporto con quelle persone era risanato.

Pensai di scrivere loro un biglietto per raccontare un'esperienza che si era risolta bene con un amico comune. E ottenni una risposta! Non ricordo le parole esatte, ma indicavano che la questione tra noi era risolta. Le interazioni ripresero normalmente, non si parlò più dell'incidente e fu come se non fosse mai successo.

Scienza e Salute dichiara: “Il punto di partenza della Scienza divina è che Dio, Spirito, è Tutto-in-tutto, che non v’è alcun altro potere né alcun’altra Mente — che Dio è Amore, e quindi Egli è Principio divino” (pag. 275). Se facciamo attenzione al mondo e vediamo qualcosa che non va con qualcuno, invece di arrabbiarci o di essere infelici, possiamo considerarlo un segno che il nostro punto di vista deve cambiare. Desiderare di tornare al corretto punto di partenza condurrà alla prospettiva guaritrice. Allora, mentre procederemo, scopriremo che mantenere la “corretta visione dell’uomo” che aveva Gesù non è un compito difficile, ma diviene la gioia di essere testimone dell'uomo come creazione di Dio — l'idea perfetta della Mente divina. Tutti siamo in grado di arrivare a questa visione corretta.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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