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La notte in cui il Titanic affondò

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 1 ottobre 2019

Originariamente pubblicato sul numero dell’8 dicembre 1997 del Christian Science Sentinel

Ristampato dal numero di ottobre 1912 de The Christian Science Journal


Questa la testimonianza del tenente Charles Lightoller secondo in comando sul Titanic.

 […] Mentre il Titanic stava affondando e durante tutto il tempo che lavoravo alle lance di salvataggio per far salire i passeggeri, affermai mentalmente la verità, eliminando così ogni paura. Non pretendo che qualsiasi uomo possa affondare con una nave a mezzanotte, nel mezzo dell'Atlantico, e riuscire ad eliminare la paura, senza lavorare sodo. Fu un lavoro duro, eppure le stesse condizioni esistenti a tribordo (il fianco destro di una nave, quella per ormeggiare, ndt) erano di per sé una dimostrazione del funzionamento della Verità, poiché non si verificò il minimo intoppo nell’ammainare tutte le lance […].

Chiesi quindi a degli uomini di seguirmi al di sopra degli alloggi degli ufficiali per ammainare l'ultima lancia, che era stivata lì. Questa barca non avemmo nemmeno il tempo di aprirla (era una zattera pieghevole, ndt), quindi la trainammo fino al ponte da dove avevamo ammainato le altre. Quando la vidi scivolare fuori bordo oltre gli alloggi, mi voltai e corsi attraverso il ponte dall'altra parte della nave per vedere se ci fosse altro da fare. Guardando in basso vidi che tutto il lavoro materiale era finito, quindi, da dove mi trovavo sopra gli alloggi e oltre il ponte, camminai dritto davanti a me ed entrai nell’acqua. L'improvvisa immersione in quest'acqua dal freddo penetrante annullò per alcuni secondi tutti i miei pensieri, […] e quasi immediatamente fui scaraventato con gran forza contro la griglia che copriva la bocca del soffiatore di prua, un enorme ventilatore collegato al locale caldaia. È in questa posizione che affondai con la nave.

Tengo a sottolineare con forza questo punto, che non appena raccolsi i miei pensieri dopo essere entrato in acqua, ricordo di essermi detto: "Ora vedrò quanto ho imparato dalla Scienza Cristiana". Non ho mai avuto nemmeno un dubbio sulla possibilità di sopravvivere; in altre parole, sulla capacità del potere divino di salvarmi. Penso di poter dire coscienziosamente che con questo pensiero ogni paura mi abbandonò e ricominciai a prendere coscienza della verità dell'essere.

Fu in quel momento che fui risucchiato in acqua, continuando sempre ad affermare la verità, e mentre mi trovavo sott’acqua queste parole del Salmo 91 mi venero in mente così distintamente che mi sembrò di cogliere pienamente la loro importanza: "egli comanderà ai suoi angeli di guardarti in tutte le tue vie". Immediatamente, credo, fui spinto via dal soffiatore, e riemersi trovando in mano un pezzo di legno che sembrava essere attaccato alla cima del fumaiolo da un cavo. Rimasi immobile, mentre l'acqua mi scorreva intorno portando via gente con sé.

Una seconda volta fui trascinato sott’acqua, sempre rimanendo fermamente aggrappato alla verità, e di nuovo tornai in superficie. Il mio pezzo di legno era sparito, ma accanto a me c'era la barca pieghevole a fondo piatto che avevo ammainato dall'altra parte della nave. Mi ci aggrappai senza tentare di salire a bordo.

Vorrei che si capisse che nel tempo che trascorsi in acqua si rivelò con calma e chiarezza il fatto che esisteva un potere divino che poteva essere utilizzato in modo pratico, e inoltre che sembrava perfettamente naturale fare affidamento su questo potere con la comprensione spirituale di cui si parla spesso nella Bibbia, e che è spiegata in Scienza e Salute con la chiave delle Scritture di Mary Baker Eddy.

Ora, con l'affondamento di una nave grande come il Titanic, c'era anche la paura del risucchio da superare, e in quel momento cadde il fumaiolo di prua, gettando la barca, me stesso e altri sopravvissuti a circa sette metri dalla nave, cosicché non risentimmo del risucchio. Una trentina di noi galleggiarono per il resto della notte sulla barca rovesciata, e non riuscii a superare la sensazione di freddo intenso, eppure quando un uomo mi offrì una bottiglia di quella che sembrava essere essenza di menta piperita, il pensiero di ricorrere a mezzi materiali mi parve a dir poco un’idea ripugnante e, inutile dirlo, la rifiutai.

All'alba trovammo due scialuppe di salvataggio che galleggiavano lì vicino, e fummo presi a bordo. Fui l'ultimo membro del Titanic a salire a bordo della Carpathia, e dopo aver parlato con il suo capitano, mi spogliai dei vestiti bagnati e mi sdraiai su una cuccetta, dove rimasi per circa mezz'ora. Dopo di ciò, non mi sdraiai più fino al nostro arrivo a New York. Non soffrii di alcuna conseguenza o effetto causati dall’immersione – nonostante fossi stato avvisato che stato si sarebbero sicuramente verificati – e se in moltissimi si meravigliarono, questo prova solo che "tutto è possibile a Dio" (Marco 10:27).

Luogotenente C. H. Lightoller, R.N.R.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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