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Ciò che conta è quello che pensi tu

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 23 novembre 2020

Originariamente pubblicato sul numero di giugno 1967 de The Christian Science Journal


Alcuni anni fa parlai con un esperto practitioner del problema dei pazienti che non sembrano ricettivi e di altri problemi che si possono presentare nella pratica della Scienza Cristiana. A quell’epoca mi lasciavo impressionare troppo dalla resistenza alla Verità mostrata da molte persone che cercavano l'aiuto della Scienza Cristiana. Quando lo raccontai al practitioner, egli mi disse: «Perché dare potere a ciò che pensa una qualsiasi mente mortale negativa? Ciò che conta è quello che pensi tu». Il practitioner spiegò poi che i pensieri che riflettiamo da Dio, ciò che pensiamo della verità spirituale, sono sempre il fattore determinante.

Spesso avevo pensato: «Come posso aiutare un paziente con pochi pensieri buoni? I suoi pensieri sono per il 90% negativi e materiali». Poi compresi due punti salienti. Primo, un pensiero scorretto non ha lo stesso potere di uno giusto. Stavo giudicando da un punto di vista quantitativo e non qualitativo. Non ero riuscito a riconoscere il potere di un pensiero spirituale emanato dalla Mente divina. In secondo luogo, capii che i pensieri errati non fanno davvero parte della coscienza umana. Non contengono nemmeno una minima parte di realtà, mentre i pensieri spirituali sono reali e sostanziali.

Ricordai che Giosuè aveva esortato i figli d'Israele a non servire i falsi dèi di altre nazioni, e a restare invece fedeli a Dio, e aveva dato loro questa assicurazione: «Uno solo di voi ne inseguirà mille» (Giosuè 23:10, secondo la versione King James).

Ho spesso parafrasato queste sue parole, e ho compreso che un solo pensiero giusto e spirituale eliminerà mille pensieri erronei e materiali.

Si potrebbe obiettare: «Tutto molto chiaro, ma non sono certo di come potrei aiutare un’altra persona se non ho la possibilità di parlarci. Come opera dunque un trattamento a distanza grazie al quale la mia preghiera potrebbe aiutare un’altra persona?»

Per trovare la risposta bisogna rendersi conto che nella Scienza Cristiana traduciamo le cose in pensieri per poi sostituire i pensieri erronei con le idee spirituali. Quindi non lavoriamo sulle persone, ma sulle credenze erronee che cercano di controllarle a livello di pensiero. Possiamo accettare oppure rifiutare tali credenze erronee in base al livello di illuminazione spirituale in cui si trova il nostro pensiero. Per chiarire il concetto, immaginiamo una persona seduta nel proprio soggiorno con un amico. È l’ora del tramonto ed essa dice: «desidero leggere questo articolo»; e accende una potente lampada che la illumina dall’alto. La luce permette sia a lei che al suo amico di leggere. Nessuno dei due aveva una propria oscurità personale. No, c’era solo un’unica oscurità e un’unica luce intensa è stata sufficiente per dissolverla.

Allo stesso modo, quando una persona malata o che ha dei problemi chiede aiuto ad un practitioner della Scienza Cristiana, l’errore è in realtà un’oscura credenza che affligge quella persona, non è parte della persona stessa. La guarigione o la soluzione del problema avverrà quando la falsa pretesa, che si autodefinisce malattia o problema sostenendo le sue ragioni al paziente, sarà eliminata. La stessa credenza oscura che tenta di mesmerizzare il paziente, cercherà di ingannare anche lo Scientista. Tuttavia non si tratta della credenza della persona o dello Scientista, ma di una credenza della mente mortale che cerca di ipnotizzare i pensieri di entrambi.

Proprio come la luce del soggiorno elimina l’oscurità per tutti i presenti, così la luce del Cristo che illumina la consapevolezza dello Scientista distrugge certamente l’unica credenza oscura liberando così il paziente. È dunque molto chiaro quanto conti ciò che noi pensiamo della verità spirituale.

Gesù vedeva l’uomo perfetto nella sua coscienza. Il suo pensiero era talmente illuminato dal Cristo che coloro che lo circondavano ed erano ricettivi non potevano più credere alla malattia o manifestarla. Quanto desideriamo emulare le sue opere! Tuttavia è necessario rendersi conto che si può migliorare il proprio pensiero solo se si opera a livello della propria consapevolezza.

Per la Deità tutto è soggettivo. Le idee di Dio rimangono nella consapevolezza della Mente infinita che le ha create, poiché non può esservi nulla all’esterno della Mente infinita che include tutto o al di fuori del Suo riflesso perfetto, l’uomo. Tutto ciò che la mente mortale, che è la contraffazione della Mente divina, può possedere sono i suoi stessi concetti o false credenze. Non può creare o vivere nulla di esterno a se stessa. Di conseguenza, anche da un punto di vista umano, non dobbiamo affrontare disarmonie o situazioni che esistono «là fuori», al di fuori del nostro pensiero. Ciò che sembra essere «là fuori» è proprio qui, nella consapevolezza. Ciò significa che tutto ciò che siamo chiamati ad affrontare sono i nostri stessi concetti sui quali, ovviamente, possiamo esercitare un completo dominio.

È confortante sapere che il pensiero umano non è colpito da eventi che avvengono in un universo esterno a se stessi! I fenomeni che appaiono nel mondo si verificano in realtà nel nostro pensiero, perché l’umanità percepisce, vede e sente i suoi stessi pensieri. La nostra Leader, Mary Baker Eddy, chiarisce questo concetto per tutti i tempi quando scrive: «Ogni cosa ha la realtà che voi le date e niente di più. Quel che vedete, udite, sentite è una forma di consapevolezza e non può avere altra realtà di quella che voi le attribuite» (Unità del bene, pag. 8).

Come Scientisti Cristiani siamo rincuorati da questa verità e ci sforziamo di tenerla sempre a mente. Modifichiamo quelle che sembrano condizioni esterne cambiando il nostro pensiero, riducendole a pensiero e sostituendole consapevolmente con idee spirituali. Così facendo, vediamo che esercitiamo il dominio che Dio ci ha dato sul corpo, sulle circostanze e, di fatto, su tutti i nostri problemi. Quanto detto chiarisce l’importanza di ciò che pensiamo, perché un barlume di verità spirituale è spesso sufficiente a guarire un caso di malattia o a risolvere una situazione di disarmonia apparentemente persistente.

Uno Scientista Cristiano che lavora nel mondo degli affari spesso dimostra che il suo pensiero spirituale è importante. Egli è attento a riconoscere l’esistenza di un unico vero scopo negli affari, cioè l’obiettivo del Principio divino, che è sempre giusto. Come idea individuale di Dio egli si rende conto di lavorare per Dio e che la sua vera attività è quella di esprimere le qualità divine. Egli sa di essere subordinato solo alla legge di Dio e percepisce che ciò che pensa determina il suo progresso, lo svolgimento della sua professione e la sua stessa salvezza.

Perché alcuni uomini d’affari non manifestano un successo maggiore? Perché ritengono che ci siano forze in atto in grado di ostacolare il progresso, di indurre alla frustrazione o causare ritardi. Il fallimento deriva dal non riconoscere che si può contrastare la stagnazione, la frustrazione e i ritardi con pensieri spirituali che contano davvero.

Capita di spendere ore intere a pensare ai propri affari, alle volte trascurando ciò che è più importante: riconoscersi come espressione completa di Dio. In realtà gli affari che conduciamo si svolgono nel nostro pensiero, perciò siamo in grado di dominarli. Quando si arriva a comprendere ciò che si è veramente, allora è possibile dimostrare di avere dominio eterno sul proprio pensiero.

Molti vorrebbero fare grandi cose negli affari e nel proprio lavoro, ma quanto è preferibile desiderare di fare le cose giuste! L'uomo di Dio ha intrinsecamente successo nell'esprimere le qualità di Dio. Chiunque può dimostrare che, come idea di Dio, è più grande di qualsiasi situazione umana. Con l'aiuto di Dio può realizzare tutto ciò che è giusto. Bisognerebbe desiderare di essere talmente consapevoli della propria unicità, o unità, con Dio da sentirsi effettivamente illuminati e rafforzati dalla Deità stessa.

Rendendosi conto che le possibilità umane di fare del bene sono illimitate, si lavorerà più liberamente e con maggior gioia. Se si è in affari o si ha una professione, è bene dedicare del tempo a comprendere l'individualità gloriosa e illimitata dell'uomo, ovvero la propria vera identità. In proporzione a quanto lo si fa, si gestiranno i problemi in modo intelligente e si prenderanno decisioni senza commettere errori.

Si avranno tutti gli strumenti necessari per padroneggiare con autorevolezza i nuovi sviluppi della propria attività. Si sentirà che il Principio divino, che è giusto, giudica ogni prestazione. In realtà non c'è mente mortale in cui credere o che accetti l'ingiustizia. Solo la legge dello sviluppo inoppugnabile del bene è in vigore, e ciascuno può esserne consapevole.

Non è davvero necessario procurarsi opportunità di espressione, perché l'uomo è la piena rappresentazione della Mente intelligente e include tutte le sue idee e la capacità di esprimerle. Sapendo che questa è la verità, si passerà meno tempo a cercare un posto, un incarico o delle persone che aiutino a progredire. Si porteranno qualità innovative, dinamiche e spirituali alle proprie relazioni e alla propria posizione. Si sarà dotati del potere che viene dall'alto e si supereranno le situazioni spiacevoli. Perché? Perché nella preghiera si sarà ascoltato Dio, che avrà dato le idee spirituali che dimostreranno che ciò che conta è quello che si pensa.

Allo stesso modo, che si tratti di curare una malattia o di risolvere un problema di relazione, si lavora principalmente nell’ambito della propria consapevolezza. L'errore potrebbe tentare di resistere alla chiarificazione del proprio pensiero; potrebbe persino mettere in discussione la capacità di controllare il proprio pensiero. Ma come riflesso della Mente è possibile esprimere solo ciò che è giusto. Comprendendo questo si penserà quello che si deve pensare in ogni situazione, e non sarà necessario accettare suggerimenti errati di alcun tipo. Attraverso la comprensione spirituale si acquisisce il controllo del proprio pensiero e si realizza il proprio dominio dato da Dio.

Nell’aiutare gli altri, ci si eleva al di sopra della credenza di avere a che fare con una mente personale e finita che può ospitare pensieri sia buoni che cattivi. Si riconosce di non essere i soli a riflettere l'unica Mente totalmente buona, ma anche il proprio paziente. In realtà, quindi, egli non pensa un pensiero sbagliato, e anche quando sembra che lo faccia, l'errore non diventa parte della sua vera coscienza. Questo è il motivo per cui chi lotta con la credenza di una malattia può guarire rapidamente.

A prescindere da ciò che un paziente può dire, esprimendo la mente mortale, o da quale appaia essere la situazione, si può rivendicare la verità. Le suggestioni erronee non hanno il supporto del Principio, poiché dietro a loro non c'è davvero nient'altro che mera credenza. D'altra parte dietro alle proprie dichiarazioni di Verità c'è Dio Onnipotente. Il paziente non sta realmente credendo all’errore né lo sta esprimendo; la mente mortale sta semplicemente tentando di agire come sua coscienza e di promuovere la sua falsa dichiarazione.

È giunto il momento di negare la testimonianza erronea dei sensi e di esercitare il privilegio conferito da Dio di annullare la malattia e i problemi di relazioni attraverso il pensiero spiritualizzato, per dimostrare il dominio che Dio ha dato e così descritto dalla nostra Leader: «All’uomo creato da Dio fu dato dominio su tutta la terra» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 545).

Un valido aiuto per dimostrare il proprio dominio è affermare in modo intelligente che le parole di Verità che Dio mette nella propria bocca e nel proprio cuore contano davvero. Come Elifaz disse a Giobbe: «Quello che imprenderai ti riuscirà; sul tuo cammino risplenderà la luce» (Giobbe 22:28).

I profeti e gli apostoli avevano una fede illimitata e avevano fiducia nelle verità che Dio aveva rivelato loro. Parlando della fede di Gesù nella Parola divina, Mary Baker Eddy scrive: «Il nostro Maestro disse “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” e la fede di Gesù nella Verità non deve superare quella degli Scientisti Cristiani che dimostrano che il suo potere è immortale» (Miscellaneous Writings, pag. 111).

Le verità spirituali che viviamo e pensiamo contano, poiché il trattamento della Scienza Cristiana è la Parola di Dio. Porta con sé la presenza, il potere e l'attività di Dio. È la pratica della legge della vita e dell'armonia. Guarisce rapidamente e non può essere ribaltata. Tutto il potere che esiste è nella Mente divina, e vivendo in accordo con la legge di Dio, riflettiamo quel potere. Sì, la nostra capacità umana di riflettere il potere divino è illimitata, e il nostro obiettivo è di rifletterlo al punto che queste parole immortali della vedova il cui figlio Elia aveva risuscitato dai morti, possano essere dette di noi: «Ora riconosco che tu sei un uomo di Dio, e che la parola dell’Eterno ch’è nella tua bocca è verità» (I Re 17:24).


Solo sii forte e fatti risolutamente animo, avendo cura di mettere in pratica tutta la legge… non te ne sviare né a destra né a sinistra, affinché tu prosperi dovunque andrai.

Questo libro della legge non si diparta mai dalla tua bocca, ma meditalo giorno e notte, avendo cura di mettere in pratica tutto ciò che v’è scritto: poiché allora riuscirai in tutte le tue imprese, allora prospererai.

Giosuè 1:7, 8.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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