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Vivere nel Terzo Grado

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 5 settembre 2018

Originariamente pubblicato sul numero di gennaio 2013 de The Christian Science Journal


La Scienza Cristiana insegna che la Mente divina, Dio, è la causa e il creatore infinito, onnisciente e sempre consapevole di tutto l’essere. Poiché Dio è uno, Tutto, ed è infinito, ci può logicamente essere solo una Mente, e tale Mente è la nostra vera e unica Mente proprio ora. Nel libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy scrive: “Nella Scienza, la Mente è una, e include noumeno e fenomeni, Dio e i Suoi pensieri” (pag. 114).

Naturalmente, nella vita di tutti i giorni, ci si trova anche a dover affrontare il presunto “opposto” di questa vera ed unica Mente. Per spiegare questa anomalia, l’autrice usa il termine mente mortale, termine che indica ciò che semplicemente non esiste, e lo spiega chiaramente quando scrive: “Il termine mente mortale è un solecismo, e comporta l’uso improprio della parola mente. Dato che la Mente è immortale, l’espressione mente mortale implica qualcosa di non vero e quindi irreale; e questa espressione, così com’è usata nell’insegnamento della Scienza Cristiana, sta a designare ciò che non ha esistenza reale” (Scienza e Salute, pag. 114).

L’Apostolo Paolo definisce questa ipotetica mentalità come “mente carnale”, e dice ai Romani che questa mente è “inimicizia contro Dio” (Romani 8:7). La verità è che ci viene richiesto di abbandonare il falso concetto di una mente separata da Dio, così come tutti quei tratti caratteriali che ci identificherebbero con questa cosiddetta mente, in modo da vivere la “nuova nascita” che dimostra la nostra identità spirituale originale di figli di Dio, Spirito, come spiegò Gesù (vedi Giovanni 3:3).

Una guida pratica per esaminare i nostri pensieri

Come aiuto nel raggiungimento di questo scopo, ho tratto grande ispirazione dallo studio della “Traduzione Scientifica della Mente Immortale” e della “Traduzione Scientifica della Mente Mortale” come descritte in Scienza e Salute (vedi pag. 115-116). Nel corso degli anni tale studio ha costituito una guida logica e pratica per esaminare i miei pensieri, aiutandomi a estirpare tutto ciò che è dissimile dalla natura di Dio, e per misurare il mio progresso spirituale. La “traduzione scientifica” di questi termini sonda la consapevolezza umana in profondità e vi rileva le falsità e le debolezze. Allo stesso tempo indica il fatto spirituale della totalità e unicità di Dio e la nostra unità con Lui.

Mary Baker Eddy espone la traduzione della mente mortale in tre gradi, ed è importante notare che il Terzo grado – dove il processo è scomparso e Dio perfetto e uomo perfetto appaiono come fatto spirituale – corrisponde alla realtà rivelata nella traduzione della Mente Immortale”.

Il Primo grado, “Depravazione”, è intitolato “Fisico” ed è definito come “Credenze cattive, passioni e appetiti, paura, volontà depravata, autogiustificazione, orgoglio, invidia, inganno, odio, vendetta, peccato, malattia, infermità, morte”. Il titolo a margine è, significativamente, “Irrealtà”.

Il Secondo grado: “Credenze cattive in via di sparizione” si intitola “Morale” e la spiegazione è: “Umanità, onestà, affetto, compassione, speranza, fede, mansuetudine, temperanza”. Il titolo a margine è: “Qualità di transizione”.

Il Terzo grado: “Comprensione”, si intitola “Spirituale” ed è spiegato come: “Saggezza, purezza, comprensione spirituale, potere spirituale, amore, salute, santità”. Il rassicurante titolo a margine è: “Realtà”.

Mai relegato al Primo e al Secondo grado

Con l’eccezione del Terzo grado, “Realtà”, il Primo e il Secondo grado, quando considerati nella pratica, sono a loro volta suddivisi in diversi livelli. Per esempio, il “pensiero di Primo grado” – cioè pensieri e azioni negativi – può includere incertezza, irritabilità o apatia, che potrebbero essere considerati relativamente innocui, sebbene necessitino comunque di essere superati. Tuttavia il pensiero depravato che include odio, vendetta e invidia fa sprofondare nel fango molto di più. In altre parole, c’è il brutto e il terribile, c’è la polvere e c’è la melma.

Ma anche così, rimanendo il fatto spirituale che noi siamo già i figli e le figlie di Dio, proprio ora, e viviamo nel regno celestiale del nostro Padre, ovvero nel Terzo grado, nessuno è eternamente relegato al Primo grado, o “Irrealtà”. Il Cristo, la pura e vera idea di Dio, il bene, parla alla consapevolezza umana per liberarla dalle tendenze verso il basso che si autoinfligge. 

Se, per una ragione o per un’altra, il pensiero di qualcuno soggiorna o languisce al Primo grado —come il figliol prodigo della famosa parabola di Gesù (vedi Luca 15) – e sta cominciando a guardare verso l’alto desiderando di fare meglio, oppure quando comincia a lottare con se stesso o a sentirsi a disagio tra le catene e le limitazioni della carne, allora, anche se ancora immerso nel fango del Primo grado, questa persona si trova già su quella che mi piace definire una “scala mobile ascendente” che incomincia a salire spiritualmente. Al contrario, se qualcuno procede in maniera piuttosto blanda, magari facendo cose che non sono poi così male, ma comincia a giustificare la propria condotta errata e ad aumentare la frequenza delle azioni sbagliate, allora questa persona si trova su quella che definisco una “scala mobile discendente” che sta iniziando a scendere. Tale condotta comporta soltanto maggior disagio e sofferenza, più materialità, meno luce e più oscurità.

Parimenti, nel Secondo grado (“Qualità di transizione”) si possono distinguere diversi livelli. Per esempio, possiamo trovare umanità, onestà e tolleranza, ma salendo più in alto con la scala mobile si incontrano abnegazione, spirito di sacrificio, amore disinteressato, e così via. Poiché tutte le qualità del Secondo grado sono positive, trovano la loro sorgente nel Terzo grado (“Realtà”), in quanto la vera bontà proviene esclusivamente da Dio. Esse provengono dal Terzo grado e puntano ad esso, apparendo nella nostra vita in proporzione a quanto rilasciamo il nostro pensiero nel Terzo grado, la realtà del nostro essere. 

Cedere al Terzo grado

Il Terzo grado, “Comprensione”, in virtù della sua totalità, è destinato a dimostrare questa totalità qui ed ora attraverso la distruzione della depravazione del Primo grado. Una persona, dunque, che dimostra le caratteristiche del Primo grado, può, con molta umiltà, essere rinnovata, elevata, migliorata, redenta, guarita, perché la sua consapevolezza può essere toccata dal Cristo, Verità. Le caratteristiche del Primo grado sono come pesi di piombo gettati nell’oceano: devono andare a fondo, e chiunque vi rimanga aggrappato va a fondo con loro. Ma il Cristo, ovvero la verità dell’essere spirituale di ciascuno, ci può mettere in grado di lasciar andare questi pesi, in modo che siano solo loro ad affondare. Il progresso individuale richiede che i tratti caratteristici del Primo grado vengano consapevolmente abbandonati – eliminati, distrutti – affinché le qualità del Secondo grado, ovvero le qualità morali di transizione, possano emergere.

Il Terzo grado, dove il processo è scomparso e Dio perfetto e uomo perfetto appaiono come fatto spirituale, corrisponde alla realtà rivelata nella traduzione della “Mente Immortale”.

Il problema è che molte persone si fermano nello spazio ampio e aperto del Secondo grado, che si estende in ogni direzione almeno fin dove l’occhio riesce a vedere. Lo si potrebbe definire “l’altopiano del Secondo grado”, ed è importante ricordare che questo grado consiste in uno stato di transizione, e non è la fine del viaggio. Vi sono incluse quelle qualità di umanità che possono essere assai utili e stimolanti per il progresso quando viste come un abbandonarsi alla Mente divina. Diventano però svilenti e restrittive se considerate solo in senso umanitario, un prodotto della cosiddetta mente umana, una condizione stagnante che non conduce alla Mente divina, l’idea, insomma, che essere davvero una “brava persona” costituisca il traguardo. Questa credenza in una mente personale e nel bene personale è inadeguata a salvare dal peccato. Ma allorquando riconosciamo questo fatto con umiltà, saremo pronti ad arrenderci al potere del Cristo, l’idea divina del bene, che ci spinge nella direzione dello Spirito affinché comprendiamo che “la fine del viaggio” si trova ben oltre il miglioramento della sofferenza verso la guarigione e la dimostrazione della nostra identità spirituale. 

Se il pensiero non risale “la scala mobile”, stimolato a procedere oltre il vicolo cieco dello spirito umanitario, non potrà guarire giacché adagiato sull’accettazione della coesistenza di bene e male, di giusto e sbagliato, di Spirito e materia. È a questo punto che è richiesta la massima saggezza spirituale e una vera crescita spirituale per discernere quale via si sta percorrendo nel Secondo grado. Il progresso spirituale richiede un esame di coscienza, l’onesta ricerca di se stessi richiesta da Mary Baker Eddy nel suo libro di testo. Sono inoltre necessari una grande umiltà e una tremenda profusione di amore.

Dunque, come abbiamo visto, il Terzo grado è “Spirituale” – la realtà. Qui la mente mortale (l’illusione di una mente separata da Dio) scompare, perché in realtà esiste solo la Mente infinita, Dio, e la sua infinita auto-espressione. Le utili caratteristiche del Secondo grado non vengono distrutte, ma elevate. Si fondono e si purificano mentre cedono il passo alla loro pura classificazione naturale. Scienza e Salute ne parla così: “Quando l’uomo mortale amalgamerà i suoi pensieri riguardo all’esistenza con ciò che è spirituale e opererà solo come Dio opera, non brancolerà più nel buio e non si attaccherà più alla terra perché non ha assaporato il cielo.” (pag. 263:7).

L’inizio—e la fine—del nostro viaggio

La fase di transizione, il Secondo grado, non fornisce la protezione, la sicurezza e la guarigione del Terzo grado. È estremamente importante ragionare partendo dal punto di vista del Terzo grado, iniziare lì il nostro lavoro metafisico e rimanerci mentalmente, perché solo quel grado abbraccia la consapevolezza umana e la eleva più in alto. All’inizio dell’amato Salmo 91 leggiamo: “Chi dimora nel ritiro dell’Altissimo [Terzo grado], alberga all’ombra dell’Onnipotente [Secondo grado]”. È molto importante comprenderlo per il nostro benessere nel difficile mondo di oggi! Non sceglieremmo mai volontariamente di essere limitati o soggetti ad incidenti; non apriremmo mai volontariamente la nostra porta mentale al contagio o a qualsivoglia miriade di malattie che fluttuano nell’atmosfera del pensiero;  non chiederemmo mai di avere un esaurimento nervoso o di soffrire di sintomi legati all’invecchiamento. Ma se non chiudiamo la porta del Primo grado, rischiamo che uno qualsiasi dei suoi “vicini ingombranti” salti fuori all’improvviso, e senza preavviso!

Quando si consente ai propri pensieri di bloccarsi in uno qualsiasi dei livelli del Primo grado, di fatto si è soggetti ad una sorta di fase di ipnotismo, ovvero non si ha il naturale e normale controllo consapevole dei propri pensieri. Molti considerano l’ipnosi come uno stato di sonno profondo indotto, ed è vero, nondimeno esistono diverse forme di ipnosi. Per esempio, esiste l’ipnosi clinica, l’autoipnosi e l’ipnosi dovuta a stanchezza, paura, shock, focalizzazione sul corpo. È persino possibile rimanere ipnotizzati a seguito dell’ascolto o della lettura di una diagnosi medica, o guardando a qualcosa che non va nel nostro corpo. Altresì, è possibile lasciarsi ipnotizzare dal dominio di un uomo o di una donna, dalla volontà di una personalità forte o da una suggestione mentale controllata. In altre parole, si rimane ipnotizzati ogniqualvolta si mette il proprio pensiero indipendente nelle mani di influenze o suggestioni dannose. Dice l’Apostolo Paolo: “Non sapete voi che se vi date a uno come servi per ubbidirgli, siete servi di colui a cui ubbidite?” (Romani 6:16). Quando pensiamo di vedere qualcosa che in realtà non c’è, siamo sotto ipnosi.

A dire il vero, allorché cominciamo a comprendere che viviamo, ci muoviamo e esistiamo nel Terzo grado, ci rendiamo conto di essere sempre stati lì. Non abbiamo mai “cominciato” da una condizione o esperienza di Primo grado e nemmeno di Secondo grado. Mary Baker Eddy indica chiaramente i frutti che derivano da una tale consapevole permanenza: “I mortali perderanno il loro senso di mortalità – di malattia, infermità, peccato e morte – nella misura in cui acquisiranno il senso della preesistenza spirituale dell’uomo come figlio di Dio; come la progenie del bene, e non dell’opposto di Dio – il male e l’uomo caduto” (Miscellaneous Writings 1883–1896, pag. 181). Il riconoscimento della nostra preesistenza (o nostra esistenza eterna e unica) corrisponde al riconoscimento che viviamo eternamente nel Terzo grado. Il fatto è che in realtà siamo sempre stati lì, non lo abbiamo mai lasciato, né potremo mai lasciarlo. Questa comprensione porta all’espressione della bontà di Dio nella nostra esperienza presente.

Recentemente, un practitioner stava pregando da tempo e con fervore per una persona che da parecchio soffriva di dolori viscerali. Per diversi giorni si susseguirono alti e bassi, in cui migliorava per poi ripeggiorare. Il practitioner continuava a riconoscere le verità spirituali, come il fatto che l’essere reale del paziente era la creazione della Mente divina, viveva nella Mente, e non era costituito da organi corporei, ma da idee di quella Mente. Questi pensieri furono utili e portarono un po’ di sollievo, ma non la guarigione. Poi, mentre pregava, un cambiamento mentale prese delicatamente il sopravvento. La realtà presente di quelle dichiarazioni gli divenne evidente. È il genere di cambiamento che Mary Baker Eddy descrive quando afferma: “Divenite consapevoli per un solo momento che la Vita e l’intelligenza sono puramente spirituali – né nella materia né appartenenti alla materia – e allora il corpo non avrà più di che lagnarsi” (Scienza e Salute, pag. 14:14). Questa è la consapevolezza che i figli di Dio, in effetti tutti noi, vivono sempre nel Terzo e unico grado. Fu la Mente divina a rivelare se stessa al practitioner, tanto per la guarigione del practitioner che per quella del paziente. In quel momento egli vide qualcosa del vero essere del paziente: che l’essere era inorganico, non infetto, non infiammato, non congestionato. In quello stesso istante il paziente stette bene e non ebbe ricadute. Era guarito. E il practitioner era progredito spiritualmente. 

Il Terzo grado costituisce l’inizio e la fine del nostro viaggio, perché è dove viviamo sempre e siamo sempre vissuti.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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