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Aprire il dono guaritore della quiete

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 2 febbraio 2021

Originariamente pubblicato sul numero di dicembre 2020 de The Christian Science Journal


Negli ultimi anni, i miei momenti preferiti durante le festività natalizie sono quelli delle prime ore del mattino del giorno di Natale. Nella quiete silenziosa, accompagnata soltanto dalle luci scintillanti dell’albero di Natale, è facile percepire il potere dello spirito del Cristo che sta al cuore della sacralità del periodo. Percepisco la «quiete» e «l’eloquente silenzio» pervadere i miei pensieri (vedi The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, di Mary Baker Eddy a pag. 262).

Che dire però degli altri momenti, come quando abbiamo una lista infinita di cose da fare, troppe bollette da pagare, quando siamo nel bel mezzo di un conflitto familiare o stiamo affrontando numerosissimi problemi quotidiani causati da una pandemia?

Anche in questi momenti è presente il Cristo, l’influenza divina nella coscienza umana, per portarci la quiete spirituale che ci mette in salvo. La Bibbia compara questa quiete alla conoscenza di Dio. Nei Salmi leggiamo: «Fermatevi e riconoscete che io sono DIO» (46:10). 

Quindi, come facciamo a «conoscere Dio»? Gli scritti di Mary Baker Eddy ci spiegano che «Lo Spirito, Dio, è udito quando i sensi tacciono» (Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 89), ed anche che possiamo «renderci conto della presenza, del potere e dell’amore di Dio» (Unità del Bene, pag. 2). Rendersi conto significa avere piena consapevolezza di qualcosa. Essere pienamente consapevoli di Dio significa mettersi in sintonia con la presenza divina che si trova al di là dei sensi. 

Ciò non richiede necessariamente l’interruzione delle nostre attività, ma accade non appena permettiamo al Cristo di mettere a tacere le nostre agitazioni mentali. Allora possiamo trovare calma e pace profonde anche nel turbinio di cose intorno a noi. Più s’acquieta la visione umana e mortale della vita, più sarà visibile la totalità della vita nello Spirito, ricolma di bellezza e di gioia. 

Nel Nuovo Testamento compaiono poche testimonianze in cui Dio parla a Gesù. Una di queste avviene poco dopo il battesimo di Gesù da parte di Giovanni. È tuttavia chiaro che Padre e Figlio sono costantemente in comunicazione, silenziosamente, come avviene quando Gesù si ritira sul monte a pregare. Grazie allo spirito del Cristo, quest’intima conversazione mette Gesù in sintonia con la presenza divina di Dio. Gesù trae la sua certezza dalla consapevolezza della presenza e del potere guaritore di Dio dai quali sa di non poter venire separato. Tale calma mentale è per noi, figli di Dio, un’occorrenza naturale. 

Mantenendo la consapevolezza del fatto che la presenza divina di Dio è permanente, percepiamo la quiete spirituale. Riconoscendo che la bontà e la pace di Dio operano nella nostra vita, possiamo agire con calma, invece di sentirci spinti dalle preoccupazioni o dalle necessità. 

A prescindere da quanto possano essere turbolente le situazioni, c’è sempre in noi quella quiete che ci connette alla presenza divina. Man mano che diventiamo consci della totalità di Dio, arriviamo a capire che la calma che cerchiamo non è un rifugio lontano, ma è proprio la realtà dell’essere che si trova dentro di noi, infinita e universale. 

Tutto ciò che facciamo, pianifichiamo, correggiamo e risolviamo potrebbe indurci a pensare di necessitare di una mente umana estremamente organizzata e sempre attiva. Eppure, come Mary Baker Eddy ci spiega: «Il miglior tipo spirituale di metodo cristiano per elevare il pensiero umano e impartire la Verità divina è potere, calma e forza permanenti; e quando questo ideale spirituale è fatto nostro, diviene il modello dell’azione umana» (Retrospezione e Introspezione, pag. 93). 

La quiete come modello per l’azione umana è un’idea rivoluzionaria, e porta alla guarigione. Anni fa, poco prima di Natale, fui presa da un dolore al collo e alle spalle così intenso che dovetti interrompere ogni cosa e sdraiarmi rimanendo completamente immobile. Per un certo numero di anni, avevo avuto periodi di tensione e soffrivo di quella che sembrava essere una compressione dei nervi, tuttavia questa situazione era ben diversa da tutte le precedenti. In passato, avevo pregato e trovato temporaneo sollievo, ma stavolta desideravo con forza una libertà permanente e una pace più profonda. 

Quando ci sentiamo personalmente responsabili di così tante cose tra le necessità familiari, lavorative o persino per la celebrazione delle feste natalizie, acquietare la mente, trovare quel “potere permanente”, può richiedere un certo sforzo. Nondimeno, tutti noi ne abbiamo la capacità e Dio, in quanto Amore divino, ci guida passo dopo passo per tutto il percorso. Rinunciare al perfezionismo, al controllo, alle ansie e alle preoccupazioni significa seguire questa guida con grazia e umiltà. Mary Baker Eddy scrive a proposito di Dio: «La Mente dimostra l’onnipresenza e l’onnipotenza, ma la Mente gira su un asse spirituale, e il suo potere si dispiega e la sua presenza si fa sentire nella quiete eterna e nell’Amore stabile» (Retrospezione e Introspezione, pag. 88-89).

Mentre accettavo questa quiete eterna, l’intensità delle preoccupazioni e dello stress si dissolse, e così fecero la tensione e il dolore. Fu l’ultima volta che il collo e le spalle mi si bloccarono.

Man mano che la coscienza si riempie del Cristo, inizia una conversazione silenziosa con Dio. In tale comunione si percepisce l’essenza della quiete spirituale, e non solo nei bei momenti ma anche in quelli più difficili. Tutte le volte che onoriamo quest’unità spirituale con Dio mediante il Cristo, come Gesù ci ha mostrato, troviamo nel nostro cuore una quiete permanente. Questo è il dono guaritore che non dipende dalle circostanze esterne ma si può sentire nel profondo, momento dopo momento… e forse soprattutto nelle prime ore del mattino del giorno di Natale.

Larissa Snorek
Editrice Associata

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L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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