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Il messaggio senza tempo della Pasqua: l’immortalità portata alla luce

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 19 aprile 2017

Originariamente pubblicato sul numero di aprile 2017 de The Christian Science Journal


Quanta gioia, ispirazione e incoraggiamento porta la commemorazione della Pasqua! Si tratta di un momento in cui viene ricordato al mondo intero che la Vita è indistruttibile ed eterna. Abbiamo un incommensurabile debito di riconoscenza a Cristo Gesù per averci mostrato questo immutabile fatto divino, che lui stesso provò al mondo dopo essere evidentemente morto sulla croce a seguito di una brutale crocifissione. Risorgendo dalla morte, egli uscì vivo ed in forza dalla tomba, per unirsi ai suoi tristi discepoli.

Ma come avvenne tutto questo?

Gesù ebbe un singolare ingresso nell’esistenza umana con la nascita vergine, visse un’esperienza insuperata mentre era qui ed ebbe un’uscita incomparabile attraverso la sua ascensione. Egli visse l’intera vita in modo diverso da chiunque altro. Egli fu colui che mostrò la Via, dimostrando ai suoi seguaci come vivere nel modo in cui egli stesso visse.

Cristo Gesù poté fare questo perché non viveva nello stesso posto mentale e spirituale di coloro che lo circondavano. Egli vedeva la vita in modo differente e guariva ovunque andasse proprio perché risiedeva in un posto diverso: nella consapevolezza divina. Egli disse: “…il mio regno non è di questo mondo” (Giovanni 18:36).

Allora, se il suo regno non era di questo mondo, dove viveva? Egli disse ai suoi seguaci: “Io ed il Padre siamo uno” (Giovanni 10:30). Da ciò apprendiamo che Gesù viveva con Suo Padre, con Dio, e che vedeva ciò che Dio vede, cioè la creazione spirituale di Dio, quale “molto buona” (Genesi 1:31).

Gesù percepiva l’abbondanza e la perfezione della bontà di Dio ovunque, e questo includeva anche il riconoscimento di ognuno quale il vero uomo che Dio aveva creato a Sua immagine e somiglianza.

Gesù venne per risvegliare l’umanità a riconoscere il mondo di armonia, perfezione libertà e pace, cioè il regno di Dio.

Nella misura in cui viviamo mentalmente in un mondo materiale, circondati da esseri e cose materiali, vediamo le cose materialmente. Vediamo la nascita, la malattia, la discordia e la morte. Vediamo l’inizio e la fine, il buono ed il cattivo. Vediamo e viviamo in un mondo di mortalità. Ma Gesù venne per risvegliare l’umanità a riconoscere il mondo di Dio, un mondo di armonia, di perfezione,  di libertà e di pace, cioè interamente separato dal mondo onirico della vita mortale. Paolo lo affermò chiaramente, parlando del “Salvator nostro Cristo Gesù, il quale ha distrutto la morte e ha prodotto in luce la vita e l'immortalità mediante l'Evangelo” (II Timoteo 1:10).

La resurrezione di Gesù è l’esempio più eccezionale ed inconfutabile di vita ed immortalità portate alla luce. La sua vittoria sulla morte diede piena e convincente prova dell’immortalità e della presenza del regno di Dio. Gesù viveva nella consapevolezza di questo regno immortale e della presenza divina, mentre camminava sulle colline della Galilea, guarendo i malati e resuscitando i morti; e quella stessa Vita indistruttibile fu espressa nell’uomo Gesù dopo la sua crocifissione e la sua resurrezione dalla morte. Egli stava ancora abitando nello stesso regno, il regno dei cieli!

Questo regno non è un luogo, ma piuttosto la consapevolezza divina, dove tutte le idee di Dio sono armoniose, integre ed eterne, e tutte riflettono la perfezione e l’integrità impeccabile del loro Creatore, Dio. Questo regno non ospita discordia, nessuna malattia, nessun peccato e niente morte. È armonia pura ed immutabile.

Mary Baker Eddy, la Scopritrice e Fondatrice della Scienza Cristiana, scrisse: “Il vero e cosciente essere di Gesù non lasciò mai il cielo per la terra. Dimorò per sempre in alto, anche quando i mortali credevano che fosse qui” (No e Sì, pag. 36). Così Gesù visse sempre mentalmente e spiritualmente nei cieli, vi dimorò eternamente, ovvero prima, durante e dopo il tempo in cui i mortali lo percepirono come un mortale che camminava fra loro sulla terra.  Egli dimorò nella consapevolezza celeste nella quale identificò se stesso e tutti come immortali, integri e perfetti.

Cosa rappresenta dunque  l’immortalità, il messaggio senza tempo della Pasqua? È la qualità dell’esistenza eterna, completamente spirituale, esente da declino o morte; è la vita destinata a durare, senza fine, perché è sempre esistita.

Il nesso santo che corre attraverso le guarigioni e gli insegnamenti di Cristo Gesù è l’immortalità. Egli riconosceva la sua stessa preesistenza quando disse “Prima che Abramo fosse nato, io sono” (Giovanni 8:58). E nell’affermazione: “io e il Padre mio, siamo uno” egli delineò la sua identità immutabile e immortale, coesistente con Dio.

La consapevolezza mortale dice che la vita è come un filo in cui la nascita si trova ad un’estremità e la morte all’altra. Ma la Scienza Cristiana, seguendo l’esempio di Cristo Gesù,  definisce la Vita come immortale ed eterna, senza inizio né fine. La pietra angolare di questo insegnamento è che la Vita, cioè Dio, che è sempre esistita, non è soggetta alla morte, pertanto il vero uomo spirituale, cioè l’espressione della Vita, non possiede né nascita né morte.

Un senso materiale della vita contraddice questo concetto ed afferma: “io sono qui e vivo da mortale. Sono nato un certo  numero di anni fa e in qualche tempo nel futuro morirò. Come si può affermare che non sono mai nato né mai morirò?” Tuttavia possiamo identificarci con queste parole dalla Bibbia: “L'Eterno mi formò al principio de' suoi atti, prima di fare alcuna delle opere sue, ab antico. Fui stabilita ab eterno, dal principio, prima che la terra fosse… Quand'egli disponeva i cieli io ero là…” (Proverbi 8:22, 23, 27).

Proprio prima della crocifissione, Gesù pregò dicendo: “Ed ora, o Padre, glorificami tu presso te stesso della gloria che avevo presso di te avanti che il mondo fosse” (Giovanni 17:5). Questa chiara affermazione di preesistenza e dell’eterna inseparabilità di Dio dall’uomo rivela al mondo che l’uomo è senza nascita e senza morte: per sempre puro, perfetto ed incontaminato. Ed in numerosi punti del libro di testo della Scienza Cristiana, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, Mary Baker Eddy afferma, per esempio: “nè nascita, né vita materiale, né morte” (pag. 288) e “Non essendo mai nato né dovendo mai morire…” (pag. 258). Questa è una descrizione completa dell’immortalità dell’uomo, che deve essere riconosciuta per vivere e guarire come fece Cristo Gesù.

Mary Baker Eddy disse anche chiaramente: “non potrai mai dimostrare la spiritualità fino a quando non dichiarerai di essere tu stesso immortale e comprenderai che lo sei. La Scienza Cristiana è assoluta, non è né dietro al punto di perfezione né sulla strada per raggiungerlo; è proprio qui, e da qui deve essere messa in pratica. A meno che tu percepisca pienamente che sei figlio di Dio, quindi perfetto, non possiedi alcun Principio da dimostrare e nessuna regola per la sua dimostrazione” (The First Church of Christ, Scientist, and Miscellany, pag.242). Comprendere il nostro immutabile stato immortale, ci mette in grado di vincere contro le credenze di malattie infantili ereditarie, traumi adolescenziali, cambiamenti di vita e tutte le pretese dell’età avanzata. Che senso di dominio e libertà arriva con questa comprensione!

Quindi, il periodo di Pasqua è un momento per gioire dell’ispirazione edificante della resurrezione e dell’immortalità dell’uomo che Gesù ha rivelato al mondo; è il tempo per ascoltare il messaggio angelico: “Egli non è qui, poiché è risuscitato…” (Matteo 28:6). Egli si trova dove è sempre stato, in unità col Padre nei cieli, a dimostrazione per tutta l’umanità e per l’eternità che la Vita è eterna e che l’uomo è immortale. Ed il Cristo, la Verità immortale che dimostrò, è qui con noi, perché noi lo dimostriamo ora e per sempre.

Il messaggio della Pasqua potrebbe essere riassunto in queste parole tratte da Scienza e Salute: “la Scienza Divina dissipa le nubi dell’errore con la luce della Verità e solleva la cortina rivelando l’uomo come mai nato e mai morente, ma coesistente col suo creatore” (pag. 557).

Il periodo della Pasqua è il momento per ringraziare per l’esempio ineguagliabile di Cristo Gesù che mise in luce la nostra vera vita e la sua immortalità!

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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