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Al sicuro durante l'alluvione

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 14 novembre 2017

Pubblicato sul numero del 6 aprile 2009 del Christian Science Sentinel e originariamente pubblicato su Spirituality.com il 14 febbraio 2008.


Durante il mio primo anno di università, io e una mia un’amica organizzammo di incontrarci con un paio di altre amiche per un pizza e per vedere un film insieme. Mentre eravamo in attesa che le nostre amiche rientrassero da una visita ad una cittadina vicina, ci suggerirono di aspettarle comodamente nella loro roulotte.

Quando io e la mia amica arrivammo alla roulotte, stava piovendo molto forte. Entrammo ed accendemmo la TV per passare il tempo mentre la pioggia continuava a dirotto.

Dopo un po’, mi alzai per andare a guardare fuori dalla finestra e, con orrore, vidi che l’acqua aveva velocemente raggiunto la soglia dell’ingresso—a più di un metro da terra! Quello che non sapevamo era che il torrente nelle vicinanze era straripato. Presto la roulotte iniziò a muoversi e sentimmo di dovercene andare immediatamente. Aprimmo la porta e saltammo nell’acqua che ci arrivava fino alle cosce ma che sembrava calma; invece scoprimmo presto che c’era una corrente molto forte che si dirigeva a valle verso il torrente. Fummo trascinate a valle insieme ad alcuni altri occupanti del campeggio per roulotte.

In quei momenti, mi rivolsi sinceramente a Dio in cerca aiuto. Iniziai a cantare a voce alta il primo inno che avevo imparato a memoria dall’Innario della Scienza Cristiana, tratto da una poesia di Mary Baker Eddy intitolata “Pasci il mio gregge”. Ogni parola che cantavo la sentivo veramente! Il canto comincia con le parole: “Pastore, mostrami come devo andar su per l’erto monte” e l’ultima strofa parla del potere protettivo di Dio: “Quando si fa scuro e freddo il giorno, pianto o trionfo nuoce, guida il tuo gregge all’ovile nelle braccia tue” (Inno n. 304).

Alcuni minuti più tardi, un Maggiolino Volkswagen mi passò accanto galleggiando, ed io riuscii ad arrampicarmi sulla parte posteriore. Come passò presso un albero, saltai verso di esso e mi ci aggrappai, sempre cantando. Quindi sentii delle urla, mi voltai e vidi una roulotte che galleggiava sull’acqua procedendo molto velocemente verso di me. Compresi che se mi fossi lasciata andare verso il lato dell’albero a valle le mie dita sarebbero rimaste schiacciate. Nonostante non avessi molto tempo per pensare, mi rivolsi in preghiera a Dio, insistendo sul fatto che Lui si stava prendendo cura di me. Lui avrebbe portato ognuno dei Suoi figli completamente al sicuro, non solo un pezzo per poi abbandonarci. In pochi secondi, trovai un appiglio su ciascun lato dell’albero, cosa che mi consentì di spostarmi in modo da togliere le mani dalla traiettoria che la roulotte stava percorrendo a gran velocità. L’Amore divino era in azione.

Dopo essere riuscita ad arrampicarmi sui rami dell’albero, vidi un uomo trascinato dalla corrente poco lontano che chiaramente aveva bisogno di aiuto. Gridò dicendo che era stanco e non ce la faceva più. Sebbene fosse molto più pesante di me, fui in grado di aiutarlo ad aggrapparsi ai rami più bassi. Anche questa fu una dimostrazione dell’Amore in azione. Quando ci ripenso, comprendo che fu solamente la forza di Dio che mi consentì di afferrare il braccio di quell’uomo e trarlo in salvo.

Dio ci avrebbe portato completamente al sicuro, non solo un pezzo per poi abbandonarci.

A quel punto, sentii le urla di gente che si trovava su altri alberi, e tra loro anche la mia amica. Mentre tutti aspettavamo che l’acqua si abbassasse, mi ricordai la descrizione di Chiesa che si trova in Scienza e Salute che la definisce come “la struttura della Verità e dell’Amore” (pag. 583:14). Ero recentemente diventata membro di una chiesa filiale nella mia città natale ed ero un po’ triste di averla lasciata per iniziare l’università in un’altra città. Ma realizzai allora che la struttura della Verità e dell’Amore era sempre con me, ovunque io fossi. Questa struttura mi stava sostenendo proprio in quel momento, persino su quell’albero. L’uomo aggrappato ai rami più bassi, mi disse di avere paura che l’albero si spezzasse. Non ricordo cosa gli risposi, ma ricordo di aver affermato più volte nelle mie preghiere che “la struttura della Verità e dell’Amore” stava sostenendo tutti e due. L’affidamento sincero a Dio mi stava dando fiducia nel fatto che eravamo tutti in salvo.

Presto ebbi l’idea di suggerire a tutti, anche a coloro che si trovavano sugli altri alberi, di chiedere aiuto contemporaneamente. “Uno, due, tre…” contai e poi tutti insieme chiedemmo aiuto più volte. Circa un’ora dopo, la pioggia cessò e udimmo le voci di persone che erano venute a recuperarci utilizzando delle barche da pesca. Fummo tratti tutti in salvo.

Fui molto grata per l’aiuto di Dio. Avevo compreso che con Lui tutto è possibile e che ero sempre al sicuro fra le Sue braccia.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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