Skip to main content Skip to search Skip to header Skip to footer

Il vero scopo della preghiera

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 21 dicembre 2016

Originariamente pubblicato sul numero di maggio 2015 de The Christian Science Journal


Quando Ferdinando Magellano salpò nel 1519, il suo scopo non era quello di rendere rotonda la terra, ma di dimostrare ciò che sapeva essere vero: che la terra era già rotonda. Nella Scienza Cristiana, la preghiera viene intesa nello stesso modo. Lo scopo del trattamento tramite la Scienza Cristiana, ovvero l’applicazione della preghiera a qualsiasi circostanza che necessiti di guarigione, non consiste nel rendere perfetto l’uomo, ma nel comprendere con maggior chiarezza che la perfezione dell’uomo è un dato di fatto e nel dimostrarlo attraverso la guarigione.

Persino il metafisico più sincero, dovendo affrontare un’apparente avversità, può talvolta essere tentato di pensare: “Questo è un problema reale, devo lavorare e pregare davvero tanto per renderlo irreale”. Oppure: “Ho perso di vista l’armonia e dovrò lottare parecchio per recuperarla”. Come spiega chiaramente Mary Baker Eddy, scopritrice e fondatrice della Scienza Cristiana, nel suo libro di testo Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, tali pensieri si fondano su una premessa completamente scorretta.

“È ciarlataneria mentale fare della malattia una realtà – ritenerla qualcosa che si possa vedere e sentire – e poi tentare di guarirla mediante la Mente” (pag. 395).

“È necessario comprendere che l’errore non è nulla: allora, e solo allora, lo si può trattare nella Scienza”, spiega in Miscellaneous Writings 1883–1896 (pag. 334).

La preghiera nella Scienza Cristiana si sviluppa dalla premessa centrale esposta nel primo capitolo della Genesi, ovvero che l’uomo è fatto a immagine e somiglianza di Dio. Se Dio è perfetto, allora l’uomo deve esprimere la Sua perfezione. Tutto ciò che non è conforme a questo fatto centrale della Bibbia, come il peccato e la malattia, deve rappresentare un senso erroneo della realtà e deve perciò essere falso. Il nostro scopo nella preghiera, dunque, non è quello di chiedere a Dio di cambiare alcunché, ma di ringraziare Dio per essere la fonte dell’armonia permanente ed immutabile; non è quello di recuperare la salute, ma quello di riconoscerla.

Proprio come la scienza corregge l’illusione ottica secondo cui la terra sarebbe piatta, così il senso erroneo per cui la malattia sarebbe reale viene corretto e distrutto dalla Verità. Quando la consapevolezza umana riconosce la totalità di Dio, anche in piccola misura, dove la disarmonia sembrava reale appare l’armonia.

Se il male fosse reale, non potrebbe venire eliminato dalla Scienza Cristiana, ma se ridotto a ciò che realmente è – ovvero magnetismo animale – allora può esserlo. Il magnetismo animale, la credenza in un potere o in una realtà separati da Dio, è tutto ciò che deve essere affrontato nelle nostre preghiere, tramite il riconoscimento dell’onnipotenza di Dio, il bene, e di conseguenza della completa nullità dell’errore.

Non esiste mai un problema da guarire, solo una suggestione da distruggere.

Su questa base possiamo riconoscere che la falsa credenza non solo produce una condizione disarmoniosa, ma costituisce essa stessa la condizione disarmoniosa. Una credenza erronea non può trovare più ospitalità in una consapevolezza ispirata dal Cristo, Verità, di quanto una palla di neve ne possa trovare nel deserto del Sahara.  “…egli fa udire la sua voce, la terra si scioglie,” dichiara il Salmista (46:6, secondo la versione King James). Tutte le credenze materiali si sciolgono a quello stesso calore del sole della Verità che la Scienza Cristiana, come spiega Mary Baker Eddy, porta al corpo ristabilizzandolo, purificandolo e rendendolo integro (vedi Scienza e Salute, pag. 162).

Le false credenze possono essere abbandonate senza remore, proprio come il cieco di nome Bartimeo gettò via il mantello per correre da Gesù ed essere guarito (vedi Marco 10:46-52), o come “i vestiti sudici” indossati dal sommo sacerdote Giosuè furono sostituiti con “abiti magnifici”, a simboleggiare l’abbandono di credenze idolatre in un potere separato da Dio (vedi Zaccaria 3:3, 4). E allora, di cosa è vestito l’uomo? Di un rinnovato senso della sua invulnerabilità ai colpi dell’errore e della completa salvezza che deriva dal fatto di essere in ogni momento fra le braccia di Dio.

L’uomo risiede eternamente nella consapevolezza che Dio ha di lui. Ciò che si può conoscere sull’uomo corrisponde a ciò di cui Dio è consapevole. Nessun errore può entrare, nessuna luce divina andare perduta, nessun elemento di armonia può diminuire fra Dio e il Suo riflesso, l’uomo. La continuità del bene nella vita dell’uomo non può mai venire interrotta più di quanto il braccio protettivo di Dio possa venire accorciato.

Quando ci viene da pensare: “So che è vero, ma…”, è utile ricordare che usare il termine “ma” equivale ad erigere una diga in mezzo ai flussi del pensiero che altrimenti scorrerebbero diretti verso il cielo. Infatti, la Verità divina distrugge tutto ciò che potrebbe bloccare, contrastare, impedire o ritardare la guarigione tramite la Scienza Cristiana. La Verità è un terremoto che causa il crollo e la sparizione nella polvere delle fragili strutture della credenza mortale. E come il tocco più leggero della Verità distrugge l’errore, così è sufficiente, usando le parole di un inno tratto dal Christian Science Hymnal [Innario della Scienza Cristiana] (John Greenleaf Whittier, No. 96) a “rendere forte il debole”— a distruggere il dubbio, la paura, la resistenza, il fatalismo ed ogni sensazione di vulnerabilità e disperazione.

L’unica cosa che è paragonabile all’infinità di Dio è la Sua intimità nelle relazioni umane. Poiché Egli è infinito, la Sua eterna presenza è evidente anche nei dettagli più piccoli della nostra vita. E l’intima presenza di Dio va di pari passo con la presenza divina, dove tutto l’errore viene rivelato nella sua nullità e viene escluso. Così possiamo riconoscere che non esiste errore reale che debba essere reso irreale, nessuna terra piatta da rendere tonda.

In Miscellaneous Writings, Mary Baker Eddy chiede: “Perché gli Scientisti cristiani trattano la malattia come malattia, dal momento che la malattia non esiste?” (p. 334). Riconoscere che non esiste una malattia da cui cominciare, benché contrario alla logica umana, è la premessa principale della guarigione tramite la Scienza Cristiana. Si tratta della premessa che chiarisce la grande verità che non esiste mai un problema da guarire, solo una suggestione da distruggere. Sapendo questo, il guaritore può efficacemente colpire l’anatra (il magnetismo animale) piuttosto che gli uccelli da richiamo (la credenza di una discordanza fisica o circostanziale) e possiamo avere fiducia nel fatto che la Verità non concorre con l’errore per il dominio, ma governa con autorità magistrale per una salute e un'integrità perfette.

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

Scopri di più su l’Araldo e sulla sua missione.