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Non si tratta di intelletto

Da L'Araldo della Scienza Cristiana - 17 febbraio 2015

Originariamente pubblicato sul numero di Agosto 2013 de The Christian Science Journal 


Per molti anni ho erroneamente pensato che la mia pratica della Scienza Cristiana fosse una sorta di “apparecchio” che potevo accendere per ottenere guarigioni. Credevo che leggendo a sufficienza la Scienza Cristiana e pregando con sufficiente intensità, i miei problemi si sarebbero risolti. Tuttavia con il passare del tempo mi stancai di questo tipo di approccio "meccanico". Lubrificato dalla credenza più che dalla comprensione, l’ingranaggio funzionava in modo incostante, le ruote logorate dal continuo tira e molla del ragionamento umano.

Dovendo modificare la mia prospettiva, fui condotta a rileggere un articolo di Mary Beker Eddy intitolato “Principio e Pratica” (Christian Science Sentinel, 1 settembre 1917). Fu per me un punto di svolta. Appresi che c’è una grande differenza fra la comprensione spirituale della Scienza Cristiana e credere nel potere della propria comprensione intellettuale della Scienza Cristiana. La comprensione spirituale deriva unicamente dall’impeto divino del Cristo, non dalla credenza fondata sul semplice ragionamento umano.

In “Principio e Pratica”, Mary Baker Eddy spiega che la pratica vera della Scienza Cristiana non si basa sulla cura mediante la fede, ma “richiede la comprensione, invece della credenza; si basa su un Principio fisso, eterno e divino, completamente separato dalle congetture umane; e dev'essere  compreso, altrimenti non può venire accettato e dimostrato correttamente”.

Sapevo di non potere semplicemente “sfornare un’altra preghiera” basata sulla pura credenza (vedi Mary Baker Eddy, Scienza e Salute con Chiave delle Scritture, pag. 10). Dovevo divenire più ricettivo alla comprensione spirituale che Dio fornisce. Mi venne in mente di leggere il capitolo intitolato “Frutti della Scienza Cristiana” in Scienza e Salute, che contiene testimonianze di persone guarite durante la lettura del libro. Si tratta di magnifici esempi di guarigioni compiute non tramite ragionamento umano, ma grazie a un sincero desiderio di comprendere meglio Dio. L’umiltà, la sincerità e la speranza di ogni testimone sono palpabili.

Così ricominciai a leggere Scienza e Salute dall’inizio, ma questa volta ogni parola mi colmava del desiderio di conoscere meglio Dio. Era come se le pagine fossero tinte di un nuovo colore, quello della semplice autorità della Verità divina. Lessi più lentamente, riflettendo su ogni concetto ed amando ogni frase.

Trovai nuova ispirazione rileggendo idee che da troppo davo per scontate. Per esempio, nel capitolo intitolato “La preghiera”, Mary Baker Eddy scrive: “La preghiera più elevata non è soltanto una preghiera di fede: è dimostrazione” (Scienza e Salute, pag. 16). Riflettei su questa frase per mesi. Pensavo che la preghiera causasse la dimostrazione, ma non riuscivo a capire in che modo la preghiera potesse essere esattamente dimostrazione.

Il cambiamento avvenne una notte, circa un anno fa. Mi trovavo a casa, e avevo un forte dolore interno ai lati del petto. Anelavo sinceramente a trovare il modo giusto di pregare per la guarigione. Invece di elaborare una nuova preghiera dal punto di vista della credenza umana, cominciai a pensare profondamente e sentitamente a Dio. Cercavo di dimostrare il ragionamento che procede dalla Mente divina, Dio e che è facoltà di Dio.

In un certo senso, per la prima volta mi stavo affidando completamente a Dio per guarire. Non credevo semplicemente che la Scienza Cristiana potesse guarire, ma ascoltavo Dio perché mi aiutasse a comprendere pienamente che, poiché è Vita divina, Egli è la fonte e la condizione del mio stesso essere.

Nel mezzo di questa umile preghiera, mi ritrovai a pronunciare ad alta voce: “Io sono una dimostrazione della Vita”. Mi chiesi che cosa significasse esattamente. Poi compresi che in quanto riflesso di Dio, dimostravo tutte le qualità della Vita divina, compresa la pace eterna. Dio mi aveva creata per dimostrare la pace, non il dolore.

Il mio pensiero cominciò ad esplorare la nozione che la mia vita è la dimostrazione vera e propria della Vita. Riconobbi di non essere un mortale sulle montagne russe, che passa dalla pace al dolore e poi nuovamente alla pace. Ero una dimostrazione o espressione costante della pace – sempre. Il dolore scomparve senza più ritornare. Mi sentivo completamente libero.

Capii che la Scienza Cristiana non viene “attivata” dal ragionamento umano, dalla forza di volontà o dalla credenza. La guarigione avviene quando riponiamo la nostra fiducia sul fatto che Dio guida e istruisce il nostro cuore. Essa è solidamente basata sulla comprensione spirituale di Dio e della Sua creazione. Questa comprensione proviene dalla grazia di Dio. Nella II Epistola a Timoteo, l’autore spiega splendidamente questo fatto quando afferma che Dio “…ci ha salvati e ci ha rivolto una santa chiamata, non secondo le nostre opere, ma secondo il proprio proponimento e la grazia che ci è stata fatta in Cristo Gesù avanti i secoli” (1:9).

Noi viviamo lo scopo di Dio ed esprimiamo la Sua grazia – siamo la Sua dimostrazione. Una comprensione più chiara di tutto ciò non arriva avviando i motori di una macchina intellettuale, ma richiede un impegno sincero e la volontà di assumerci la responsabilità della nostra santa vocazione.


Ian Gudger è un practitioner della Scienza Cristiana a Tacoma, Washington, USA

La missione de l’Araldo

L’Araldo della Scienza Cristiana fu fondato nel 1903 da Mary Baker Eddy. Il suo scopo è di “proclamare l’attività e la disponibilità universali della Verità”. La definizione di “araldo”, come indicata in un dizionario: “colui che avverte — un messaggero mandato avanti per annunciare l’approssimarsi di ciò che segue”, dà un significato particolare al nome Araldo ed inoltre indica il nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, di vedere che i nostri Araldi assolvano alla loro responsabilità, una responsabilità inseparabile dal Cristo e annunciata per la prima volta da Gesù (Marco 16:15): “Andate per tutto il mondo e predicate l’evangelo ad ogni creatura”.

Mary Sands Lee, Christian Science Sentinel, 7 luglio 1956

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